martedì 7 ottobre 2014

Gran Premio del Giappone 2014 - Gara II

Il Gran Premio giapponese di quest'anno è stata colpito sin da subito da quest'alone di incertezza, di mistero, di incredulità. Da giorni si parlava di questo benedetto tifone, un po' come se ne parla ogni anno da non so quanti anni a questa parte ma, strano ma vero, quest'anno pareva doversi abbattere sul serio. Come se gli altri anni le previsioni fossero farlocche. Si è tentato di spostare la gara, metterla prima, metterla dopo, fare un triplo salto carpiato ma, come al solito nella vita, la colpa è ricaduta tutta sui poteri forti: niente da fare, i cattivi non vogliono, guadagnatevi la pagnotta ed andate in pista ugualmente!
All'ora prestabilita tutti erano già fermi sullo schieramento pronti a scattare: peccato per quel cataclisma metereologico che si stava abbattendo sulle loro teste. I poteri forti ancora una volta hanno sentenziato: si parte comunque, ma tutti dietro la Safety Car. Dopo due giri anche l'uomo della Safety Car urla vendetta e la gara è interrotta. Come se si potesse seriamente parlare di gara. 
Voglio dire: anche nell'immaginario basico di un bambino ingenuo, una gara è fatta in modo che tanti partecipanti partano allo stesso momento da una linea di partenza e arrivino, dopo un po', ad una linea del traguardo. Vince chi arriva per primo. Non si è mai vista nella definizione di "gara" qualcosa che non veda uno scatto ad una partenza, una volontà di sopraffare chi sta davanti a te ma preveda il solo seguire diligentemente chi hai davanti in attesa di qualcosa che non si sa neanche cosa possa essere. Ma questa è la formula 1: niente è veramente una gara, tutto è spettacolo. La gente ha pagato per vedere  girare in tondo tante belle macchinine colorate: date alla gente quello che vuole! Anche se non ha senso. 
Dopo 20 minuti in attesa... tutti in pista! Again!
Nel senso di dietro la Safety Car, again, costretta a degli straordinari allucianti per questo granpremio! Piove fa freddo e tira vento: nessuno che pensa tra quei povei ometti che si stanno guadagnando da vivere in pista c'è anche chi ha una certa età, c'è chi crede di essersi già guadagnato abbastanza rispetto nella vita per non essere obbligato a fare il giullare, per pretendere di essere trattato meglio. C'è gente che, superati i 30, mica si può permettere di prendere tutto quel freddo e quella umidità, che penetra nelle ossa. Quindi accosta, rallenta e si ritira. Lancia i guanti fingendo un segno di stizza, ma lo hanno sentito tutti dire alla radio sono troppo vecchio per queste cazzate. Citazione colta. Si tratta di Fernando Alonso, tornato ai box in agility per rilasciare alle telecamere le solite dichiarazioni inutili con le quali si incolpa il sistema elettrico, che vuol dire tutto e non vuol dire niente, però fa scena. E' sempre colpa del sistema elettrico. 
Nel frattempo in pista...
Neanche il tempo di partire dopo il ritiro della safety car, Jenson Button, un altro che in fatto di "superati i 30, qualche problema con i reumatismi incomincia pure ad esserci" ne ha da dire, torna ai box e poi torna in pista: ha montato delle gomme intermedie e c'è chi si sorprende del fatto che tenga gli stessi tempi delle due Mercedes. Peccato che le due Mercedes fossero nelle prime posizioni... mentre Button è ultimo. Circa dalle parti di Chilton o nei suoi dintorni. Passano i giri ed anche tutti gli altri in pista capiscono che è tempo di andare a sfoderare delle gommine più adatte, Jenson avanza sorprendentemente posizione dopo posizione, piazza dopo piazza, e c'è chi rideva delle sue strategie. Dopo il primo giro di pit stop si trova terzo... e davvero nell'aria ci sono ancora le grasse risate di chi prendeva in giro la sua strategia. Tiene la terza posizione per un tempo infinito, tanto da lasciar quasi credere a molti di essere veramente in grado di tenersi il podio sino alla fine. A ben vedere da dietro stanno arrivando, arrembanti, i due RedBull che, a colpi di sorpassi doppi, stanno cercando di farsi strada tra la marmaglia. In sostanza: la lotta per il podio è tutta una questione di strategia, chi la vincerà?
Come prevedibile, prima Vettel poi Ricciardo gli sono arrivati alle calcagna e lo hanno superato: ma i giochi non sono ancora finiti. C'è ancora un cambio gomme. Come già accaduto all'inizio, al momento della strategia tanto derisa, Button anticipa il cambio gomme. Per Mazzoni si tratta di un pit stop lento, un pit stop con incertezze alla ripartenza, un pit stop segnato dal destino. Invece che riguardarsi la scena per vedere cosa è successo, manda Giavannelli in perlustrazione ai box McLaren per chiedere cosa è successo: oltre alle gomme gli hanno cambiato anche il volante, il tutto perdendo solo qualche decimo sulla sosta, il tutto facendo fare una pessima figura, come al solito, ai cronisti Rai che, invece che guardare la gara e quello che stava accadendo erano ancora dietro a premere F5 davanti al profilo Twitter di Alonso per vedere se il loro beniamino sfornava qualche altra perla di saggezza. Sì, Mazzoni&Co hanno scoperto la presenza dei piloti su Twitter: siamo spacciati.
La quinta piazza ottenuta così da Button avrebbe potuto donare al mondo grandi soddisfazioni in occasione della successiva sosta delle Red Bull che, ovviamente, stavano sperando di non dover rientrare e per questo ritardandola sempre più... ma che sarebbe inevitabilmente stata necessaria se la gara fosse giunta sino alla fine. Alla fine però non c'è arrivata, Button si è tenuto la sua quinta piazza, il suo volante nuovo di pacca e le sue gomme fresche fresche mentre Vettel si è aggiudicato il podio. 
Ciò che ha segnato il destino della bandiera a scacchi è stato l'incidente di Sutil che ha provato a stupire tutti con effetti speciali. Cioè: il vero stupore ci sarebbe stato se fosse rimasto in pista, una volta ogni tanto, per tutta la durata della gara. Ci ha provato ma non ci è riuscito. Sotto la pioggia ha perso il controllo della vettura ed è andato a sfracellarsi contro le barriere di sicurezza. 
A questo punto, ciò che è successo potrebbe rientrare sotto la voce mistero dell'area 51: perchè nel mondo in cui ogni pilota ha una telecamera impiantata nella retina, perchè nessuna immagine non vada persa, perchè ogni momento non si commercializzabile, perchè ogni istante non vada perduto, ecco, in questo mondo, nessuno ha idea di cosa sia successo. Tranne i presenti: a cui deve essere stato intimato di tenere la bocca chiusa a suon di minacce pesanti.
Al fatto che non ci fossero telecamere in zona, ovviamente, non ha ancora creduto nessuno. Un secondo prima il mondo era focalizzato ad osservare Sutil uscire dalla sua vettura con le proprie gambine, un secondo dopo le telecamere hanno incominciato a focalizzarsi su dettagli insegnificanti. Un gatto che attraversa la strada, le rughe sulla fronte di Chris Horner, la pioggia che cade copiosa sul davanzale delle finestra. Sembra un po' come quelle tipiche inquadrature alla Breaking bad, futuristiche al punto giusto perchè sembrino insensate ma non lo siano per niente. Nel sottopancia si legge che anche Bianchi è fuori, ma di Bianchi nessuna traccia. Solo a quel punto le bandiere gualle si trasformano in una safety car in pista, ed una auto medica a rimorchio. Tutti sono diretti sul luogo dello schianto di Sutil, apparentemente senza che ce ne sia bisogno, visto che Sutil non ha avuto alcun problema dall'impatto. 
Giusto per continuare a giocare ancora un po' alla grande caccia al tesoro giapponese, la regia ci ha voluto donare qualche indizio in più incominciando ad inquadrare a ripetizione i box della Marussia... perchè sì, anche in Marussia hanno dei box, anche se nessuno li ha mai visti inquadrati prima d'ora. Ettore Giovannelli, furbo come una lince, corre quindi con la sua bella mantellina verso il box incriminato, poi chiede la linea a Mazzoni per spiegare che dai box dicono che non ci sono problemi, ma che lo hanno sbattuto fuori dalla porta, quindi lui non crede affatto che non ci siano problemi. Sagace. Anche se il effetti sono talmente tante le volte in cui qualcuno avrebbe voluto sbatterlo fuori dai box e chiudere la porta che, a conti fatti, in Marussia hanno solo colto l'occasione per togliersi una soddisfazione generale.
Anche in regime di safety non si va avanti molto: la pioggia continua a scendere sempre più violenta, il tifone è vicino e le luci della sera impediscono una buona visibilità. Bandiera rossa, tutte le vetture tornano in pitlane, certe che si tratti solo dell'ennesima sosta per aspettare che spiova ma, con loro grande sorpresa, vengono fatti uscire dalle vetture: finisce qui! Hamilton che si trovava in prima posizione viene decretato vincitore, sul podio con lui Rosberg e Vettel. Non arrivano notizie ufficiali, ma solo qualche mormorio sospetto e, nel dubbio, viene resa decisamente più sobria la cerimonia del podio.
Una ricostruzione dei fatti più o meno ufficiale arriva con ore di distanza. E' un comunicato ufficiale della FIA che si impegna a mettere nero su bianco l'accaduto. O il preteso accaduto. Sulla vicenda solo qualche scatto, mal fatto e sfocato ad opera del pubblico, nessuna dichiarazione da parte dei testimoni. Dalla regia internazionale affermano di non aver voluto mostrare le immagini per rispetto nei confronti di Bianchi, quando, tuttavia, senza andar lontano, ma sempre volendo parlare di sport, di formula 1 o di motori, credo che se ne siano già viste di cotte e di crude. Di certo il pubblico non è diventato particolarmente sensibile e bisognoso di tutela proprio oggi. Unico testimone certo è Sutil, presente nel bene o nel male sul luogo dell'incidente proprio in quell'istante, che però non si sbottona. Anche lui si appella al rispetto ed alla sensibilità generale ma si capisce lontano un miglio che gli hanno intimato di tacere. 
Che poi, basterebbe solo imparare a leggere i segnali della natura. Qualche giorno prima dell'arrivo in Giappone dei nostri eroi la terra aveva tremato, i vulcani avevano fumato, gli elementi si erano espressi al massimo della loro potenza. Questo Gran Premio, forse, non s'era proprio da fare. 

Nessun commento:

Posta un commento