lunedì 13 aprile 2015

Cina 2015 - Gara

Dedico con immenso piacere questo gran premio cinase 2015 a tutta quella fascia della popolazione che, non più di 15 giorni fa, aveva riscoperto tutto il loro orgoglio ferrarista ed aveva gridato a pieni polmoni l'italianità del traguardo raggiunto da Vettel in Malesia. Questo Gran Premio cinese non ha vuto molti aspetti positivi,  partire dall'orario di messa in onda alla mancanza di azione sino a pochi giri dalla conclusione. Questa gara è stata di una noia mortale ma, soprattutto, è stata una gara che, ancora una volta, ha ribadito la supremazia Mercedes. Anzi, ha ribadito la supremazia di Hamilton.
Partito dalla pole position ha dimostrato sin dall'inizio di poter e di voler vincere. Ha dimostrato di non volersi ridurre nuovamente in passate occasioni, a doversi contendere il titolo con altre persone all'ultima gara. Tutto questo nonostante il sedile troppo caldo da infastidirgli il regale fondoschiena. Sicuramente il campionato è ancora lungo, è possibile che ancora molte cose possano accadere... ma, anche se siamo solo all'inizio, a Rosberg non deve essere lasciato neanche un piccolissimo margine di speranza! 
Rosberg che si è pure trovato a pretendere ed insistere  via radio perchè Hamilton, davanti a lui, aumentasse la velicità perchè stava andando troppo piano... e non voleva avvicinarsi troppo. La volontà di andare all'inseguimento o al sorpasso è sembrata mancare del tutto, il processo di webberizzazione è iniziato: qualcuno lo salvi prima che sia troppo tardi.
Subito dietro di loro, le Ferrari, impegnate in una guerra all'inseguimento senza particolari margini di vittoria... se non riposti nella speranza che a quelli davanti accadesse qualcosa. Gara meh per Vettel, giunto sul podio, inaugurando una di quelle statistiche a cui nessun pilota era mai giunto prima: per la terza volta di seguito a podio sono finiti gli stessi piloti. Gara bah per Raikkonen, giunto alla massima espressione del "modello Massa", al punto di pretendere che quelli davanti rallentino per aspettarlo, che tutti gli ostacoli si disintegrino per lasciarlo passare, comunque in grado di arraffare dignitose posizioni grazie alla vettura dal valore innegabile sotto al sedere. 
Valore innegabile... ma non troppo. O forse non ancora. Sicuramente "valore innegabile oggettivamente ed universalmente riconosciuto" nella visione di alcune menti pensanti impegnate, per l'intera durata della gara, ad andare a cercare la ragione giustificativa delle defaillance o ad esaltare i dettagli inutili. Come se si glorificasse il colore rosso della vettura... perchè la loro è la vettura più rossa dell'intero schieramento. Forse sarebbe il caso di ragionare sul fatto che agli altri non interessa affatto essere rossi... ma sono dettagli. Come quando a scuola, ti piaceva un ragazzo ma questo non ti parlava e non ti salutava ma non ti passava neanche per la testa l'idea che - forse - questo non ti si filava di pezza! Era sicuramente tutta una strategia non ti parlava per non far vedere all'amico che... altrimenti l'amico eh... quindi non ti salutava perchè... una complicatissima strategia fondata sul... nulla! Perchè la verità è che non ti si filava di pezza per davvero!
Come quando il pit stop di Vettel è stato così tanto più veloce di quello della Mercedes da rivelare senza ombra di dubbio l'immenso valore degli uomini di Maranello, da da dimostrare per forza l'immenso lavoro alle spalle dei meccanici Ferrari, da permettere a Vettel di guadagnare su Hamilton quel bruscolino di tempo che, paragonato al mare dell'eternità che li distanziava prima di rientrare per il cambio gomme, rendono evidente che, in Mercedes non avevano tutta questa fretta di rimandare la vettura in pista. 
Come quando dal muretto Ferrari si è chiesto a Vettel se potesse andare un po'  più veloce. Not much la risposta che, per quanto desolante, non è potuta apparire affatto come una confessione ma solo una confessione pilotata per prendere gli altri in contropiede, per non far capire agli altri che in realtà può andare tanto più veloce e quindi portare a termine una di quelle complicatissime strategie fondate sul... nulla! Perchè terzo era e terzo è rimasto.
Uomo del giorno Pastor Maldonado. Uno che, quotidianamente, è pronto a dimostrare di valere tutto lo stipendio che guadagna. Dopo aver iniziato la gara andandosi ad insabbiare là dove la sabbia non è neanche più presente, ha piroettato ancora un po' in pista per mostrarsi in tutta la sua bellezza, sino ad aver incontrato un Button particolarmente sbizzarrito su questo circuito, da aver portato tutti ad additare il povero pilota Lotus per l'enesimo fuoripista della stagione e della giornata. Di certo non grazie al replay offertoci dalla regia internazionale, in breve si è capito che, almeno per una volta la colpa non è stata sua ma... sai com'è... a forza di urlare al lupo al lupo va a finire che ti ci abitui. Questo proverbio ovviamente non esiste, ma mi sento molto Paolo Bitta questa sera.
Team Radio del giorno: Kimi Raikkonen: get these 2 cars out of the way!
Risposta Ferrari altrettanto degna di annali: Fernando Alonso will be a blue flag.
Un ultimo pensiero deve essere rivolto a Verstappen, ancora una volta non giunto alla conclusione di una sua gara per colpa della vettura. Questa volta è andata in fumo a pochissimo giri dalla conclusione... obbligandolo a tornare ai box con un'aria talmente afflitta e talmente triste da sembrare uno destinato ad andare a letto senza cena. Anche questa volta. Papà Jos: abbi pietà di lui.

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