sabato 2 gennaio 2016

2015: 10 buone ragioni per ricredersi

Nove mesi fa, alla vigilia del Gran Premio d'Australia, con il solito brio che contraddistingue la gara d'apertura della stagione, mi stavo accingendo a scrivere questo: un elenco di 10 validissime ragioni per cui, essere proprio lì, proprio in attesa da prima gara dell'anno, sarebbe dovuto essere considerata da tutti una grande figata!

Waiting 2015 - 10 buoni motivi per cui non vedere l'ora che inizi.

Nove mesi dopo, giunti all'ultima gara della stagione, rileggendo le legittime aspettative che risiedevano all'interno di ognuno di noi, mi viene da ridere. 
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In ogni caso, per gli smemorati, già un anno fa fui molto felice all'inizio della stagione...

Waiting 2014: 10 buone ragioni per cui non vedere l'ora che inizi!

... ed un po' meno alla fine

2014: 10 buone ragioni per ricredersi

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1) Per assaporare il debutto di Vettel in Rosso. Nove mesi fa con ingenuità mi domandavo: riuscirà Vettel a riportare in auge le sorti del cavallino rampante per giungere là, dove nessun asturiano è mai giunto prima? e probabilmente non ero l'unica a domandarmelo. A questo punto le risposte sono davanti agli occhi di tutti: sì. Punto. Vettel in nove mesi è riuscito a tornare sul podio da vincitore, cosa che nell'intero anno del 2014 non gli era riuscita in Red Bull, e non era neanche riuscita in Ferrari ad Alonso. Parlando in cifre: Alonso in Ferrari 161 punti nel 2014, Vettel in Ferrari 278 punti nel 2015, con discreta asfaltata del compagno di squadra, distaccato a soli 150 punti in classifica iridata.
La verità, in ogni caso, è che queste cifre, pur volendo rendere onore all'eroe tedesco, non hanno ribaltato le sorti del cavallino rampante. E qua forse tocca di dover dare ragione ad una delle primissime affermazioni di Fernando Alonso fatte all'inizio di questa sciagurata stagione: ci sarebbe stato da rimpiangere la scelta compiuta se la Ferrari entro l'ultima gara fosse riuscita a dimostrare di poter seriamente mettere i piedi in testa alle Mercedes e fosse riuscita, una volta ogni tanto, a non essere la prima dopo i primi. O la prima dopo quelli che sono primi dopo i primi. Scenario alla quale ormai i tifosi ferraristi sono più che abituati da un bel pezzo a questa parte. Vettel ha dato il primo contributo, ha scritto affannosamente sul suo quadernetto, ha imparato l'italiano, ha cantato alla radio Toto Cutugno, ha fatto gli auguri di buon compleanno ai propri tecnici in diretta mondiale e si è divertito moltissimo a far impazzire i Ringo boys della Mercedes durante le conferenze stampa: insomma, ha sabuto benissimo come intrattenere il proprio pubblico. Il problema è che non è riuscito ad andare oltre.
2) McLaren, piccoli combina guai. E' davvero l'anno del riscatto? Autocitandomi: 
"Per il 2015 un impegno concreto: l'inizio di una nuova era! Un nuovo partner... di cui sono già stati partner, un nuovo pilota... che hanno già avuto per pilota ed un nuovo contratto con un vecchio pilota... che ci tiene a precisare che, tanto vecchio, ancora non lo è. Riusciranno a soddisfare le aspettative?" 
Probabilmente le premesse non erano delle migliori, i risultati però sono andati ben più in basso rispetto al livello delle aspettative. Forse sarebbe stato opportuno ricominciare per davvero tutto da capo: un nuovo partner che non fosse un partner riciplato, un nuovo pilota che non fosse un pilota riciclato ed un pilota vecchio che non fosse tanto vecchio. Probabilmente avremmo dovuto incominciare a ricrederci ancor prima della gara d'apertura, con Alonso fulminato sulla via di Montmelò. Eppure squadra che perde non si cambia: peggio di così probabilmente non si può andare.
3) Vergne, Gutierrez e tutti gli altri alla ricerca dello scalpo di Raikkonen. Tra tutte le riconferme eccellenti di questa stagione, si può dire che quella di Raikkonen sia la riconferma più inaspettata tra tutte? Nessuno aveva realmente idea che lui fosse interessato a restare per un altro anno, nessuno aveva realmente idea che la Ferrari se lo volesse tenere ancora per un po' e non fosse solo un tappabuchi di una enorme lacuna decisionale, posto tra la dipartita di Massa e il nuovo giovane rampollo da crescere ed educare al secondoguidismo, come un Barrichello qualsiasi. Tanto Vergne quanto Gutierrez e tutti gli altri panchinati si sono dovuti arrendere: chi ha ceduto alla Formula E, chi ha inseguito qualche altro posticino in team da ultima fila. Insomma: non c'è stata trippa per gatti.
4) La rivincita di Rosberg o la ri-ri-conferma di Hamilton? Indecorosa ri-ri-conferma di Hamilton. Per uno che ha vinto a mani basse tutto quello che si poteva vincere, l'altro ha indecorosamente perso tutto quello che si poteva perdere. Quantomeno l'anno scorso era riuscito a combattere per il titolo sino all'ultimo, quando è stata la vettura stessa ad abbandonarlo ad un passo dal traguardo con amarezza. Quest'anno per molto (troppo) tempo non c'è stato niente da fare: perse in partenza tutte le battaglie, quelle per la pole, quelle per il mantenimento della pole (nelle rare volte in cui è riuscito ad ottenerla), quelle per mantenimento di una certa sanità mentale e psicologica. Forse la gravidanza e la nascita della figlia lo hanno distratto dall'obiettivo, forse Hamilton è riuscito a vincere allo stesso gioco che lo aveva visto soccombere miseramente all'inizio della propria carriera: quello della concentrazione e della pressione psicologica.
5) Felipe Massa: barcolla ma non molla. Giungerà qualche soddisfazione? Non si arrende, ma non si capisce esattament il perchè. Molte el gare passate in sordina, qualcuna quelle finite a podio: rigorosamente in terza piazza, quella lasciata libera da qualcun altro per l'occasione. Due, per la precisione, in Austria ed in Italia. Che poi è molto di più di quanto non possa vantare un qualsiasi pilota della McLaren, ma questi sono altri discorsi. Più che altro si arriva a parlare di lui per l'onnipresenza del figlio, ormai ufficialmente terzo pilota Williams, che alla tenera di sei anni vanta più presenze sul carro delle parate pre-gran premio che nelle aule di scuola. In ogni caso nessuna soddisfazione giunta.
6) But vs Alo, nell'attesa del giorno in cui la smetteranno di esprimersi per comunicati stampa. In realtà, anche quest'occasione non si è veramente realizzata. Alonso per un certo verso avrebbe anche voluto commentare faccenda di essere finito sotto rispetto ai punti conquistati dal compagno di squadra... ma vista la miseria dei due bottini non ha avuto il cuore di farlo.
7) Nuovo capitolo della saga Hamilton vs the PussicatDoll. Forse, questa volta, è finita per sempre. Gossip vogliono che la Pussycatdoll stia ormai guardando avanti... dal canto suo Lui non si sta certamente guardando indietro. Quest'anno non si sa bene se abbia fatto più danni in pista o fuori: non è passata settimana senza una notizia che lo vedeva coinvolto con una bionda diversa, fino al meraviglioso exploit sul carro dei vincitori con Rihanna. Insomma, questo matrimonio non s'ha da fare... ma forse noi ci avevamo creduto più di loro.
8) Back to the racetrack. Risulta veramente veramente un peccato che il team, davanti ad altre disfatte, non abbiano avuto l'intenzione di andare avanti anche con questo progetto. Peccato, perchè l'attitudine alla recitazione dei due protagonisti aveva lasciato tutti a bocca aperta e l'agilità dimostrata da Alonso nell'esprimersi in inglese avrebbe potuto darci grandi soddisfazioni. Ed invece no.
9) Per poter tornare a scommettere entro quale giro Maldonado si renderà protagonista del prossimo incredibile incidente in gara. Almeno una, almeno una delle speranze che avevamo non ci ha deluso. In fondo ci piaceva anche vincere facile. Bonci Bonci Bo bo bo. Maldonado non ha deluso le aspettative: in eterna lotta con la bandiera a scacchi, ci ha dato poche certezze, se non quella che prima o poi avrebbe centrato in pieno un muro. O un altro pilota. O un altro oggetto random.
10) Ricciardo prima guida RedBull: l'erede di Vettel? Complice una vettura non proprio degna della nomea che si era fatta negli ultimi cinque anni di Formula 1, anche quest'ultima prospettiva della stagione è venuta un po' meno. Se vogliamo parlare strettamente di numeri Kvyat, lo sbarbatello russo che parla romano compagno di squadra, ha portato a casa ben tre punti in più. Se vogliamo parlare di podi Ricciardo se ne è portato a casa uno in più. Se vogliamo parlare di brutte figure, Kvyat se ne porta a casa ancora molte. In compenso non mi sembra un gran trionfo, nè una grande dimostrazione di forza nei confronti della gioventù inesperta.

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