martedì 11 novembre 2014

Brasile 2014 - Gara

He did a Jenson
Mi raccomando: quando sentirete parlare di questo gran premio brasiliano del 2014, saranno in molti che vi diranno che è stato entusiasmante, assolutamente impedibile, con chicche che passeranno alla storia e deliziosi siparietti comici. 
Parliamone. Certamente è stato un Gran Premio meglio di molti altri in cui viene inserito il pilota automatico e ci si ferma al momento della bandiera a scacchi, senza neanche aver capito cosa è successo nel frattempo. Per essere il Brasile ci saremmo anche potuti aspettare di più... ha avuto i suoi momenti, ma non credo che fra 10 anni si parlerà ancora delle epiche gesta degli eroi nostrani.
Il sabato è proceduto perfettamente liscio liscio. Senza quella gran scocciatura di Marussia e Caterham non si passano neanche più i primi 20 minuti a far altro, già certi che non ci lasceremo sconvolgere dalla loro prematura dipartita dalle qualifiche. Per non parlare delle interviste: prestazione non esaltante ma ci aspettiamo miglioramenti in gara. Ma che miglioramenti vuoi avere Chilton? Se tutto va bene ultimo parti ed ultimo arrivi! 
Fu fatta la sua volontà. Gli scrausTeam sono fuori dai piedi ed il gioco continua tra la gente che conta. Neanche a dirlo per la pole litigano i due soliti men in Mercedes, per qualche assurda ragione ci sperano sia Massa che Bottas. Ci spera anche Button, che tanto in Q1 che Q2 era riuscito a tenere testa ai due capolista. La spunta Massa... e l'intero autodromo crolla sotto le urla, la gioia, la felicità e l'esaltazione collettiva per il trionfo del loro idolo. Gli farei notare che tutto ciò che ha ottenuto non è neanche una prima fila sulla griglia di partenza, però quasi sono commossa dalla loro capacità di essere felici con poco. Dai box Williams sono emersi il padre, la moglie, il figlio ed ogni parente entro il sesto grado del pilota, che ancora adesso è tenuto a bada dietro ad una pesante griglia contenitiva, tutti piangenti e felici sino all'esasperazione. Per loro sarà anche il Gran Premio di casa... ma tutto questo quadretto da famiglia felice del mulino bianco mi incomincia a stare vagamente sui nervi. Per dire: c'era veramente bisogno di portarsi il figlio pure sul camion della parata dei piloti? Davanti a tanta partecipazione, in questa vita deve essere veramente difficile essere la figlia di Vettel che, sino a questo momento, non si è aggiudicata neanche una copertina sul telesette.
Pole Position, invece, per Nico Rosberg che ottiene così un altro riconoscimento: con bel 10 pole position all'attivo è il primo vincitore del singolare campionato delle pole position. Non è neanche chiaro se tutto questo comporti quantomeno l'onore di un piccolo trofeo, ma va bene così.
Alonso non riesce neanche ad aggiudicarsi la sua amata quinta posizione e, a microfoni aperti davanti all'umanità all'ascolto, torna a lavare i panni sporchi ben fuori dalla porta di casa ammonendo il Gran Team che si accinge ad abbandonare con un "Ahi ahi ahi ahi!". Quasi rimpiango i tempi del siete dei scemi!
Poi giunse la domenica.
Domenica abbiamo visto Massa, partire da eroe ma farsi sanzionare nel giro di 5 giri per non aver rispettato il limite di velocità in pit lane. Lo stop and go comminato lo sconterà mille giri dopo... quando ormai più che una sanzione è un momento di relax prima del gran finale della gara. Dimostra tra l'altro di continuare ad avere quelle ormai ben note crisi d'itentià dei tempi passati, quando chiaramente credeva di essere Alonso. Anche questa volta non è da meno: dopo tanto aver sentito dire circa il passaggio di Fernando in McLaren anche lui ha deciso di andare in McLaren. Nel vero senso della parola. Fermandosi alla loro piazzola. Alla fine della gara confesserà: ho sbagliato, ma solo perchè i colori sono uguali. E perchè loro hanno preso il nostro box a questa gara. E perchè anche i loro meccanici erano fuori. In sostanza: è colpa di tutto e di tutti, tranne che colpa sua. Come si suol dire: he did a Jenson!
Domenica abbiamo visto delle vere gare tra veri campioni del mondo, che non se le sono mandate a dire. Parlo di Raikkonen, Button e Vettel, autori di un sorpasso a tre mozzafiato. Ma anche di Alonso e Raikkonen che si sono dati battaglia per un bel po', forse attendendo che Fernando is faster than you, ma di certo Kimi knew what he was doing. Hanno dimostrato, nel caso in cui fosse ancora necessario, che per dare spettacolo in pista non c'è bisogno di collisioni, di scontri o di evitare i sorpassi come la morte. Ci si può far gara e giocare duro: l'importante è che ognuno sappia fare il proprio mestiere. E neanche una rondella è stata danneggiata per la causa. Button, più tardi, parlando dell'azione nei confronti di Raikkonen, sorpassato, risorpassato e riacciuffato nel giro di poche curve, si è dichiarato decisamente soddisfatto: con lui si può andare sempre sino al limite, ed è stato divertente! In sostanza: un po' come quando si guida in città, se vedi un tizio problematico ci stai lontano e speri che non ti prenda in pieno. Se sai di poterti fidare delle sue capacità, allora si può giocare e farlo ad armi pari.
Domenica abbiamo anche visto una delle interviste sul podio più tristi e becere degli ultimi anni. Non è che di solito ste interviste da podio siano un granchè, capiamoci. Probabilmente l'ultima cosa degna di nota che si ricorda è la doccia di champagne offerta a Coulthard da due scalmanati Vettel e Hamilton, sul podio di SPA, anno 2013. Proprio mentre questo sta tentando di intervistare Alonso, nella dimostrazione che di quello che Alonso ha da dire non gliene frega niente a nessuno. Ecco, i podi non sono un granchè. Poi arriva quello in cui Piquet Senior, da la parola a Lewis Hamilton e gli chiede dov'è la sua fidanzata. A casa. Risponde Lui... e lo abbandona per rivolgersi a Massa.
Domenica abbiamo visto Rosberg vincere. Partito in pole, ha retto Hamilton dietro le spalle per tutta la gara... ed ha vinto. Dalla sua parte, certamente, l'errore compiuto da Hamilton, proprio in uno di quei momenti cruciali in cui sarebbe cosa buona e giusta recuperare ogni decimo di secondo perchè è vitale. Hamilton ne combina una delle sue: una di quelle che il Brasile gli ha già visto combinare in passato, una di quelle che tornano quando meno te le aspetti. Ha perso il controllo della vettura ed è andato a controllare la situazione dell'asfalto un po' più in là. La macchina non ha avuto complicazioni, soli 6 secondi persi, ritornato in fretta e furia al suo posto. A conti fatti questo potrebbe avergli fatto perdere la possibilità di passare Rosberg al pit stop. In ogni caso in più 20 giri sotto il secondo di distanza dal compagno di squadra, se avesse voluto sorpassare lo avrebbe fatto tranquillamente. Dalla sua ha un'altra tranquillità; l'essere comunque in testa alla classifica. La consapevolezza che, nonostante il doppio punteggio, se le cose dovessero andare in questo modo anche ad Abu Dhabi, la cosa non gli creerebbe alcun problema. L'importante era non buttare via punti preziosi e prepararsi al meglio per la gara decisiva.

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