domenica 25 ottobre 2015

Stati Uniti 2015 - Gara

Parlare del Gran Premio di Austin appena concluso non è affatto una cosa facile: è stato un Gran Premio, ma forse sono stati centomila granpremi, ammesso e non concesso che in realtà non sia stato nessun gran premio, ma solo un lungo sogno, finito come è finito. Se Pirandello me lo vorrà concedere.
Tutto è iniziato non molte ore fa, quando, per le strane logiche della formula 1 e del cattivo tempo, le qualifiche si sono svolte di domenica mattina, qualche ora prima della gara. Ancora piovevano cani e gatti come il sabato pomeriggio, ma decisamente non c'era più tempo per rimandare. Tutti in pista comunque, fregandosene della pioggia, del pericolo per i piloti e di tutti quei buoni principi che si erano menzionati il pomeriggio precedente. Dopo due sole sessioni di qualifiche si è deciso di farla finita: non c'è più modo e maniera di fare anche la terza. Posizioni congelate in quel modo: Rosberg finisce in pole, Lewis gli si mette alle calcagna. Non male le RedBull, dietro tutti gli altri in ordine sparso. Vettel 14esimo, dopo varie amenità, retrocessioni in griglia di partenza e crash contro i muri. Si prospettava una gara in salita per lui, una decisamente in discesa per Hamilton al quale sarebbe bastato, semplicemente arrivare. Mica altro.
La matematica parlava chiaro: c'era la seria possibilità per Hamilton di portarsi già oggi a casa il terzo titolo mondiale.... e parliamoci chiaro, che il terzo titolo mondiale di Hamilton fosse dietro l'angolo era già chiaro a tutti, se non fosse stato a questa gara sarebbe stato alla prossima. Il risultato non sarebbe cambiato, però un po' ci si spera sempre ai miracoli: che possa succedere il grande colpo di scena, che risvegliasse la nostra attenzione e potesse smuovere un po' le carte. Giusto per divertirci un po'. Era necessario confidare per questo nella partenza di Rosberg.
Le speranze morirono già alla seconda curva: quando Hamilton diede una spinta fuoripista a Rosberg e si prese la testa della corsa. Al povero Nico è andata decisamente male: retrocesso in quarta piazza, per fin troppo tempo ha dovuto lasciare a fare il loro gioco le due meravigliose Red Bull di Kvyat e Ricciardo
In una pista ancora decisamente bagnata, anche se la pioggia aveva fortunatamente smesso di scendere da un pezzo, le due Red Bull davano andando veramente forte, tanto da dare moltissimo filo da torcere al povero Nico all'inseguimento. Già i primi 10 giri non sono stati privi di azione ma tutto quello non dava affatto l'impressione di essere assolutamente utile, se non avesse tentato, quantomeno, di intaccare la posizione di Hamilton. Fin quando la battaglia non è andata più avanti della seconda piazza è stata del tutto inutile, quindi priva di interesse. 
Dalla sua seconda piazza Kvyat, il bimbo prodigio sul quale non riponevo affatto alcuna speranza, ad un certo punto ha provato a dare filo da torcere a Lewis ma, persino quando è riuscito a superarlo è durato in testa, circa mezzo secondo. Le cose sono andate quasi meglio per Ricciardo che, quantomeno, quando è riuscito a giungere in testa ha retto tutti dietro per diversi giri: la sua gara è poi finita in 11esima piazza, alla fine neanche lui può più di tanto cantar vittoria. 
Avete presente quando sapete già che le cose andranno a finire in un certo modo, ne siete rassegnati ma, ad un certo punto qualcosa vi lascia sperare che ci sia uno spiraglio per qualcosa di diverso.... tanto che quando le cose torneranno a concludersi esattamente come già ci si aspettava all'inizio, vi lasceranno ancora più amareggiati di quanto non lo sareste stati affatto se le cose fossero andate lisce come l'olio senza quell'imprevisto?
Così è come ci si sente dopo il Gran Premio degli Stati Uniti, perchè tra la partenza in testa e la vittoria di Hamilton è successo di tutto: una manciata di safety car, reali e virtuali, vetture che si sono fermate a casaccio in giro per la pista, vetture che sono rimbalzate contro i muri come se non ci fosse un domani, cambi gomme improvvisi, cambi gomme senza un perchè, guasti al motore e sorpassi inimmaginabili. Tutto questo io l'ho chiamato , perchè se Button, con la sua McLaren è riuscito a segnare, anche se per poco, il giro più veloce... allora c'è veramente qualcosa di anomalo.

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